Terremoto e speranza

Ciao,mi chiamo Ilaria, mio marito e padre delle mie figlie, è un kurdo di Turchia. Questa mattina,alle 4,sentiamo suonare il telefono e il cuore ci si ferma. Il suo paese,Pazarcik, a 60km dalla Siria è stato distrutto quasi interamente da un terremoto di magnitudo 7.9. Cerchiamo di raggiungere telefonicamente la sorella,il fratello,il padre ma nessuno ci risponde. I minuti passano,sono pochi forse, ma a noi sembrano un'eternità. Finalmente,dopo diversi tentativi sentiamo la voce di papà Salman,sotto shock ma vivo,la sua casa miracolata,danneggiata ma non crollata. Lo stesso purtroppo non accade per le case di mia cognata Emine,madre di una bambina piccola, ora in strada a piangere dinnanzi a ciò che rimane di casa sua,macerie. E neppure la casa di mio cognato Yusuf si salva. Gli sforzi di una vita ridotti in macerie in meno di un minuto. Ciò che rimane sono la desolazione e la paura, la paura di non ritrovare le persone che ami,la paura non saper come spiegare a tua figlia il disastro che i suoi piccoli occhi stanno vedendo. Nel pomeriggio veniamo a sapere che la nonna di mio marito viene estratta viva da sotto le macerie di quella casa che per una vita le ha dato riparo e sicurezza. Ha iniziato anche a nevicare e ad ora a poche ore dalla notte non sanno ancora se per loro ci sarà un domani e come lo potranno affrontare. Ogni minimo aiuto sarà un grande aiuto per tutti coloro con in una manciata di secondi hanno perso tutto tranne la speranza di riabbracciare i loro cari e di rialzarsi,forse zoppicando ma di rialzarsi