Aiutiamo Simone Zito e non lasciamolo solo!
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Buongiorno, mi chiamo Simone Zito e la mia preside mi ha denunciato
Ai tanti che in questi mesi mi hanno chiesto come era finita la “questione al Ferrari” rispondo che per aver cercato di tutelare gli studenti e per aver reso pubblico quelli che per me e altri docenti si costituivano come abusi compiuti contro centinaia di minorenni e lavoratori della scuola, la Dirigente mi ha denunciato per diffamazione ai Carabinieri e all’Ufficio Scolastico Regionale.
Dato che la mia condotta sembra non aver avuto nessun contenuto delittuoso e non avendo pertanto ricevuto alcun tipo di sanzione, ‘qualcuno’ ha colto l’occasione di uno scambio di battute da me avuto con un’amministrativa per accusarmi di “aggressione” e “atteggiamento minaccioso”. Il dialogo è stato della durata di 30 secondi, cordiale e mai sopra le righe, ma l’amministrativa si sarebbe sentita così male da dover chiamare l’ambulanza e rimanere in mutua diversi giorni. Il tutto ovviamente è stato confermato da altri amministrativi vicini alla dirigenza. Quindi ho ricevuto una seconda segnalazione all’USR che si è conclusa con un provvedimento di “censura”.
Chi mi conosce sa che sono una persona mite, ma sa anche che non ho mai distolto lo sguardo di fronte a un’ingiustizia. Pertanto, dato che posso provare quello che dico e che quello che faccio me lo impone la deontologia del meraviglioso mestiere che ho l’onore di esercitare, con i miei avvocati impugnerò la censura e proseguirò l’azione legale. Questo perché ho dovuto affrontare diverse conseguenze fisiche, emotive ed economiche. Non è stato facile. Ho dovuto lasciare i miei studenti con cui avevamo iniziato a condividere la bellezza e l’importanza della filosofia, quando viene fatta con testa e cuore. Sono stato nei fatti costretto a rinunciare a un lavoro meraviglioso, in cambio di notti insonni e giorni con poco appetito.
Alla mia domanda nel ‘famoso’ post di novembre (https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=pfbid0mfjVndKKrwpCoyPKuZQW6EcatbNBMepYtczoWEfRRrPb2qRtYuvtKcE8xV9RMnCjl&id=100000988411629) dove chiedevo se fosse ancora possibile dissentire a scuola, rispondo “sì” a patto che si sia disposti a ricevere una denuncia ai carabinieri, due segnalazioni all’USR, perdere 18 punti in due classi di concorso, il lavoro per quest’anno e danni economici tra i 7000 e i 15000 euro. Ah, la salute un po’ ne risente.
Ne vale la pena? Si, assolutamente. Questo è l’insegnamento più importante che vorrei dare ai miei allievi quest’anno: combattere un sistema ingiusto vale sempre la pena. La cultura dovrebbe servire soprattutto a questo e a capire che la dignità, l’umanità e la coscienza vengono prima dei soldi. Il lavoro che facciamo è troppo importante per dimenticare che si insegna prima di tutto con l’esempio.
Molti brutti posti si fondano sull’omertà e il silenzio dei giusti e la connivenza e il vantaggio di persone ‘disponibili’. I ragazzi non dovrebbero crescere e formarsi in luoghi simili.
Molti mi stanno chiedendo cosa possono fare per darmi un aiuto concreto: sicuramente condividere questa storia e attirare l'attenzione della politica e dei giornali. Per quanti fossero nelle condizioni di farlo, sarebbe utile anche una qualsiasi cifra in modo da poter pagare i due ricorsi dato che, nel caso non riuscissimo a far valere le nostre ragioni, avrebbero un costo piuttosto elevato. Se riuscite ad organizzare cene o iniziative benefit sarebbe ancora più bello perché sarebbe l'occasione di incontrarci e parlare di pedagogia e scuola.
Il costo del ricorso per la sanzione disciplinare della censura si aggira intorno ai 4000 euro in caso perdessimo la causa. 2000 quello per la decurtazione del punteggio.
Sono spese che non percependo uno stipendio da mesi, sarebbe impossibile per me sostenere. Ringrazio in anticipo quanti con parole, denaro o azioni faranno della solidarietà un'arma.
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Coordinamento Docenti Valsusa
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Metropolitan City of Turin