Braccianti di Castelnuovo Scrivia
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Tutto il ricavato di questa raccolta andrà a beneficio del Presidio Permanente di Castelnuovo Scrivia.
Aiutiamo i braccianti di Castelnuovo con le spese legali di questo nuovo procedimento intimidatorio contro di loro.
Un milione e mezzo di euro. A tanto ammonta la richiesta danni a carico dei braccianti sfruttati – e dei sindacalisti che li hanno sostenuti – di Castelnuovo Scrivia. I titolari dell’azienda per la quale lavoravano ritengono di essere stati danneggiati e citano in giudizio i lavoratori. Lo fanno a distanza di sei anni. Lo fanno dopo il patteggiamento, dopo aver trovato scappatoie burocratiche innanzi alla propria colpevolezza. Un patteggiamento grazie al quale sono condannati alla pena della reclusione di un anno e sette mesi, con la condizionale. Grazie al quale, l’accusa più grave, estorsione, è decaduta.
Venivano mandati a lavorare nei campi per pochi euro all’ora. All’inizio erano quattro euro, poi tre, poi più niente. Senza acqua. Senza divisa (se la portavano da casa), né scarpe adeguate. Senza attrezzi, che dovevano comprarsi personalmente. Nell’estate del 2012, dopo almeno due mesi senza ricevere alcuna paga, i lavoratori hanno protestato. Hanno organizzato un presidio davanti all’ingresso della sede aziendale, sulla strada che da Tortona porta a Castelnuovo Scrivia.
Oggi per quella giusta protesta sono accusati in ventisei. Tutti e ventisei individuati come i responsabili del blocco stradale organizzato in quell’estate del 2012. Un blocco che inibiva il traffico ai mezzi deputati al carico delle merci indirizzate ai supermercati Bennet. Erano in ventisei ad «invadere i campi per distruggere» i raccolti che l’azienda riusciva a produrre grazie all’opera di braccia mal pagate e sfruttate. Ventisei, tutti e ventisei a formare catene umane nei campi per impedire la sostituzione della loro manodopera con quella di altri lavoratori ingaggiati dal datore di lavoro tramite la cooperativa di Brescia. Ad essi, gli imprenditori sfruttatori chiedono il risarcimento di un milione e mezzo di euro. Un milione e mezzo di risarcimento per una protesta in cui si chiedeva dignità.
Aiutiamo i braccianti di Castelnuovo con le spese legali di questo nuovo procedimento intimidatorio contro di loro.
Un milione e mezzo di euro. A tanto ammonta la richiesta danni a carico dei braccianti sfruttati – e dei sindacalisti che li hanno sostenuti – di Castelnuovo Scrivia. I titolari dell’azienda per la quale lavoravano ritengono di essere stati danneggiati e citano in giudizio i lavoratori. Lo fanno a distanza di sei anni. Lo fanno dopo il patteggiamento, dopo aver trovato scappatoie burocratiche innanzi alla propria colpevolezza. Un patteggiamento grazie al quale sono condannati alla pena della reclusione di un anno e sette mesi, con la condizionale. Grazie al quale, l’accusa più grave, estorsione, è decaduta.
Venivano mandati a lavorare nei campi per pochi euro all’ora. All’inizio erano quattro euro, poi tre, poi più niente. Senza acqua. Senza divisa (se la portavano da casa), né scarpe adeguate. Senza attrezzi, che dovevano comprarsi personalmente. Nell’estate del 2012, dopo almeno due mesi senza ricevere alcuna paga, i lavoratori hanno protestato. Hanno organizzato un presidio davanti all’ingresso della sede aziendale, sulla strada che da Tortona porta a Castelnuovo Scrivia.
Oggi per quella giusta protesta sono accusati in ventisei. Tutti e ventisei individuati come i responsabili del blocco stradale organizzato in quell’estate del 2012. Un blocco che inibiva il traffico ai mezzi deputati al carico delle merci indirizzate ai supermercati Bennet. Erano in ventisei ad «invadere i campi per distruggere» i raccolti che l’azienda riusciva a produrre grazie all’opera di braccia mal pagate e sfruttate. Ventisei, tutti e ventisei a formare catene umane nei campi per impedire la sostituzione della loro manodopera con quella di altri lavoratori ingaggiati dal datore di lavoro tramite la cooperativa di Brescia. Ad essi, gli imprenditori sfruttatori chiedono il risarcimento di un milione e mezzo di euro. Un milione e mezzo di risarcimento per una protesta in cui si chiedeva dignità.
Organizer
Davide Serafin
Organizer
Alessandria, PM