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Siamo tuttə Robin Hood - Cassa di Solidarietà

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"Qui vivremo bene".
È la promessa che ci siamo fattə quando è stato fondato il Comitato, che abbiamo impresso su testi, muri, discorsi e volantini.

Sono le parole di chi non si arrende ad una miseria, imposta dal ritmo sociale, una condanna: di chi non accetta di sopravvivere, nella paura o nella solitudine.
A volte si sceglie anche di lottare.
Di non nascondersi e di solidarizzare con chi si trova nella stessa condizione, per riprendersi ciò di cui si ha bisogno, per non restare ostaggi della miseria.

È questa scelta che l'inchiesta contro il Comitato Abitanti Giambellino-Lorenteggio ha voluto reprimere: un'inchiesta che, lungi dal ristabilire dei diritti negati, mira proprio a mantenere lo status quo - ad ogni costo - e a spaventare e punire chi cerca di reagire contro l'insostenibile situazione dell'emergenza abitativa nella città.

C'è una questione sempre più stringente: ogni persona è chiamata a scegliere se il confine tra legale e illegale indichi anche ciò che è giusto.

La "legalità" sbandierata in termini istituzionali assume la forma delle deportazioni, degli sgomberi, ha il sapore repellente di un'operazione di bonifica sociale.
Di fronte alle pulsioni securitarie che agitano il cuore del nostro tempo, non bastano l'indignazione e lo stupore.
La "legalità" – come concetto a sé stante – è una coperta sfilacciata che cerca di nascondere interessi economici, segregazione sociale, il sonno delle coscienze.
La "legalità" è ciò che lascia migliaia di case vuote e sfitte di fronte al bisogno primario di altrettante migliaia di persone, che permette agli speculatori di ingrassare allungando le mani sulla città all'avanguardia.
La "legalità" permette che centinaia di famiglie vengano sfrattate, consegnandole, dopo, alla miseria e alla disperazione, .
La "legalità" ha deciso di considerare degli esseri umani come vite indesiderate, in eccesso, da far sparire e anche in fretta, da cacciare lontano dagli occhi per bene.

È importante prendere posizione.
Scegliere da che parte stare: se ripararsi dietro ad atrocità a cui si dà forma di legge o se spezzare quel confine per affrontare l'ingiustizia e la desolazione che abbiamo intorno.
_______
Il diritto negato sono le case vuote.
Le assegnazioni ferme, gli affitti esorbitanti, le maglie burocratiche.
Hanno detto "associazione a delinquere" e lo hanno confermato, siglando finalmente con una qualificazione giuridica delinquenziale il diritto naturale alla resistenza e alla protesta.

Da 2 anni a 5 anni e mezzo, un totale di 30 anni di pena: le condanne vanno oltre le richieste della Procura;
eccolo, quel micidiale precedente che ha fatto di questo processo il simbolo di una minaccia generale per tutti i movimenti di lotta per la casa, ora potenzialmente imputabili di "racket" e "associazione criminale" per le attività di solidarietà e mutuo soccorso verso chi viene marginalizzato dalle istituzioni, e quindi dalla società e dalla vita.

Per noi, tutte le persone hanno il diritto inalienabile ad avere un tetto sulla testa.
Tutte le persone hanno il diritto inalienabile ad un'esistenza serena.
Rispondiamo: lotta a testa alta di chi si è unito attraverso un legame di solidarietà di fronte all'ingiustizia più profonda.

Non finisce qui.
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