Viaggio alla scoperta dell'ospitalità in Senegal
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Ciao, siamo Giulia e Aboubacar, formiamo una coppia mista che vive in Italia, in provincia di Modena. Il nostro sogno è sempre stato quello di riuscire a trascorrere sempre più tempo in Senegal, Paese d’origine di Aboubacar, e di creare le condizioni affinché per i nostri figli la doppia appartenenza non sia solo “di facciata” ma la possano vivere e sperimentare appieno.
Nel 2010 abbiamo fatto il nostro primo investimento in Senegal: abbiamo acquistato un piccolo terreno nel villaggio di Gandidal (a circa 70 chilometri dalla capitale, Dakar), in cui Aboubacar era solito passare le vacanze estive a casa di sua nonna. Abbiamo costruito la recinzione e un piccolo edificio ad uso rimessa per attrezzi, poi abbiamo iniziato a pensare a come procedere: per noi era impensabile avviare qualunque tipo di attività senza capire le caratteristiche o la storia di quel luogo e i bisogni della popolazione locale. Non volevamo porci come “quelli che arrivano dall’Europa per investire” e basta.
Nel 2014 abbiamo presentato a Mag6 di Reggio Emilia (https://www.mag6.it), un progetto frutto di anni di riflessioni e che cercava di tenere insieme diverse dimensioni:
- l’attenzione all’impatto e all’eventuale valore aggiunto che la nostra presenza vorremmo avesse nel villaggio (ad esempio coinvolgere giovani abitanti in attività economiche per dare un piccolo contributo alla diminuzione del fenomeno della migrazione in città, o addirittura all’estero, alla ricerca di lavoro);
- il desiderio di avere una “casa base” in Senegal per noi, i nostri figli ma anche gli amici, i conoscenti, i parenti, i soci di Mag6 che desiderano viaggiare, evitando le mete del turismo di massa;
- avviare un’attività economica legata all’agricoltura e all’allevamento bio (poco diffusi in Senegal).
Il nostro progetto è stato finanziato! In due anni abbiamo quadruplicato le dimensioni del nostro terreno, costruito nuove recinzioni, un pozzo, un edificio che potrà avere un uso commerciale, piantato alberi di mango e papaya e fatto un orto, i cui prodotti soddisfavano le esigenze della famiglia allargata di Aboubacar (che cura tuttora anche piante/ortaggi). Abbiamo poi acquistato un taxi, utile per i nostri spostamenti ma soprattutto per sperimentarci “a basso rischio di impresa” nella difficilissima gestione di un’attività economica a distanza. Davvero molto complesso sotto svariati punti di vista, in primis quello relazionale.
Trattandosi di un progetto e, per giunta, di vita, si muove e cambia in funzione di ciò che accade a noi e alle persone che ci circondano. Da fine 2016 al 2021 si è resa necessaria una maggior presenza di Aboubacar in Italia ma nel villaggio di Gandigal è continuata la produzione di manghi, papaye e del piccolo orto, curati da amici e parenti di Aboubacar che usavano i prodotti per l’autoconsumo. Gli stessi amici e parenti ci aiutavano in piccoli lavori di manutenzione del verde (una forma di baratto). Aboubacar invece si occupava, di volta in volta, della manutenzione ordinaria dei due edifici che abbiamo costruito e di lavori più complessi di cura del verde (grazie alle sue competenze da giardiniere acquisite in Italia). Abbiamo venduto il taxi e abbiamo iniziato a ripensare a chi affidare e come gestire beni e attività a distanza. Abbiamo anche portato a termine la lunga pratica burocratica che può essere in parte assimilabile al riscatto di un terreno sito in zona PeP in Italia.
Tra il 2019 e il 2021 non è stato possibile viaggiare a causa della pandemia. Mancare per 2 anni consecutivi significa, in condizioni di normalità ed equilibrio politico-sociale-sanitario, perdere importanti trasformazioni che un Paese come il Senegal vive. Il post Covid ha impresso un’accelerazione al cambiamento al livello mondiale, con ripercussioni anche in Senegal, Paese in cui dal 2020 ha iniziato a diffondersi una profonda insoddisfazione nei confronti dell’attuale presidente della Repubblica (Macky Sall) che è sfociata in disordini e violenza nel giugno del 2023. Si tratta di eventi assai eccezionali per un Paese che, ad oggi, è riuscito a evitare quanto accade in stati vicini come Mali, Burkina Faso e Costa d’Avorio, tutti accomunati dall’ingombrante influenza della Francia.
Tra il 2021 e il 2023 abbiamo ripreso a viaggiare e abbiamo potuto raccogliere informazioni, idee, stimoli nuovi o conferme di vecchie idee. E’ stato necessario capire come e se fosse cambiato il contesto economico e sociale in Senegal e da dove riprendere la nostra progettazione, che da sempre porta con sé anche la grande sfida del trovare una sintesi tra la dimensione del qui (Italia) e del là (Senegal).
Nel 2022 un amico ci ha contattato e ci ha chiesto di riprendere, insieme a lui e alla rete di associazioni del territorio in cui vive e lavora (province di Treviso e Venezia), esperienze di viaggi di turismo responsabile in Senegal. Abbiamo accettato la sfida: Aboubacar è partito col primo gruppo di viaggiatori lo scorso dicembre nella veste di mediatore culturale e io ho dato un piccolo supporto progettuale e promozionale al progetto. L’esperienza è stata positiva e ricca quindi abbiamo deciso di proseguire e a gennaio 2024 partirà un secondo gruppo di viaggiatori. Ecco che, dopo quasi 10 anni di grandi fatiche e sacrifici, è arrivata la possibilità di creare un link tra qui e là.
Ad oggi il turismo responsabile è un nuovo seme che abbiamo gettato: aiutaci a finire la nostra casa che diventerà la “casa base” per noi, per viaggiatori ma anche amici e parenti e tutti coloro che vorranno visitare il Senegal, il Paese dell’ospitalità, e vivere un’esperienza di viaggio, scambio e conoscenza.
Per chi donerà sarà possibile soggiornare a casa nostra con alloggio gratuito per un periodo da concordare e condividere piacevoli momenti di vita con la nostra famiglia (gite al mare, visite a musei, mercati, villaggi limitrofi, ecc…).
Organizer
Giulia Zoboli
Organizer
Ravarino