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PAGNOTTA SOSPESA - TOCIO APPRODA A VENEZIA

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Tòcio è un micro panificio agricolo. Si sforna pane nomade di pasta madre e grani belli;
Selvaggio e spontaneo come le spighe da cui origina, come il metodo, i lieviti, lo stile di vita.
È Micro per i quantitativi e per la forma di esercizio dell’impresa artigiana in cui si trova (IAD).
È agricolo perché Il pane che vi si produce ha l’ambizioso – e vitale - compito di costituire un PONTE tra campagna e città.
Il cereale che diviene farina non è solo materia prima, ma anche presidio di biodiversità, segno distintivo del territorio, elemento del paesaggio e forma salutare di prevenzione alimentare.

il laboratorio di Tòcio ahimè a brevissimo non può più essere ospitato nei locali dove questa piccola ma potente rivoluzione è nata solo un anno fa pagnotta dopo pagnotta;
inoltre, al tempo stesso, giorno dopo giorno è cresciuto ed è stato coltivato in questo cuore artigiano un progetto, una missione molto più impegnativa;
una sfida forse, una battaglia da vincere; perché non farlo sarebbe una sconfitta di tutti e per tutti.

Tòcio sta cercando di spostare la propria produzione e la propria volontà di fare sistema e rete nella città forse più complessa, bella e malata di tutte;
il primo panificio agricolo URBANO, nella città che più di tutte è potenzialmente città: ovvero complesso di relazioni, centro di aggregazione, fatta di uomini, dagli uomini e per gli uomini laddove un tempo vi era ambiente non ospitale (una considerevole quantità di acqua sicuro!): VENEZIA!

Si “sei pazza, lascia perdere, chi te lo fa fare” sono tutte litanie a cui sono abituata; è successo molte volte; è successo lo scorso anno quando ho ufficializzato il mio “mollo tutto e faccio la mia parte per il mondo in cui sono ospite a son di pagnotte”, eppure siamo qui a raccontare una favola bella.
E ora sta accadendo di nuovo.

Perché in quel luogo?? 

Perché sì a Venezia si va - o si sta - per lucrare oramai, per sciacallare, Venezia è svuotata dai residenti ridotti oramai a poche migliaia;
Venezia è preda solo di turismo selvaggio. Venezia è commercio (quasi sempre di bassissima qualità), Venezia è abusata, Venezia è vetrina; Venezia non è più in grado di essere cultura, di produrne, ad ogni livello. Tutto si dissolve nel calderone della velocità. Nell'adorazione delle ceneri.
Venezia è costosa, scomoda, difficile non adatta alla produzione e nel tempo se n'è pure convinta abbandonando questa vocazione; le mani pensanti dell'artigiano che pur un tempo hanno fatto grande questa città ora sono mozzate; non trovano più spazio nel regno della speculazione: si produce fuori e poi si riversa in città e si da impasto a gabbiani, colombi e turisti poco consapevoli.

Venezia era ed è anche molto altro; sa essere comunità, incontro, resilienza, avanguardia, miscuglio evolutivo di genti, accoglienza e confronto potenzialmente più che in ogni altra città.

Ed è da questo impasto che uscirà il pane di domani, il pane di Venezia.

Fare pane e farlo in un certo modo è un progetto di rigenerazione urbana a base culturale; fare impresa facendo comunità, abitando i luoghi, comprendendo il quartiere o l'area più rurale in cui si opera.
MANI che PENSANO, un progetto di artigianato contemporaneo che attraverso il pane vuole e sa di dover entrare in relazione con il territorio.
Una bottega in cui le persone che quel territorio lo abitano possano trovare pane ma anche proposte culturali, sociali e formative.

Oggi più di sempre sono convinta che conti, quasi molto di più di “cosa”, il “come” si fanno le cose; il metodo. 
L’animo di questa città spesso si è corrotto e adagiato sulla mediocrità di prodotto e servizi; che tanto in una vasca da bagno piena di pesci non è che sia proprio complesso pescare in abbondanza senza troppo ed etica;
“ma se niente importa, allora non c’è niente da salvare”.

Non bastano lamentela e indignazione, non basta pensare di delegare ad altri, alle istituzioni etc la responsabilità di azionare e foraggiare il cambiamento.
Di fronte ad una violenza, come quella a cui è sottoposta ogni giorno la città Venezia, di fronte ad ogni forma di abuso in genere, anche l’OMISSIONE è una forma di complicità. Lo dice la morale, lo dice il diritto. 

Filìa
Io credo ancora nel pane e nell’uomo; credo ancora nella dimensione solidaristica, nella filiera e ancor più nella Filìa; credo che la crisi generi opportunità.
Credo che tutti siamo chiamati a fare la nostra parte, chi piantando grano, chi macinandolo, chi impastando e sfornando quel raccolto, chi acquistando quel pane 
Ogni attore ha pari importanza, ogni azione virtuosa genera e sostiene altre azioni e reazioni virtuose;

Io ci metto cuore, lavoro, voglia, infaticabilità, competenza; la legnaia è già piena, per alimentare un fuoco che mi auguro saprà scaldare il più a lungo possibile, ho bisogno però di sostegno per accendere l’innesco.

Realizziamo assieme questo forno di comunità, già entusiasta di ospitare pane e relazioni??

che non la lasciate una pagnotta sospesa?

Adotta una PAGNOTTA AGRICOLA!!
ogni vostro contributo, anche il più piccolo, avrà un impatto sul tempo e i luoghi in cui viviamo più significativo di ogni manovra governativa!! si fidassero... amici!!
#gutta caveat lapidem

#baketothefuture 

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