
PIUMA LEGGERA - un cortometraggio di Sara Tavernini
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Ciao a tutti! Mi chiamo Sara Tavernini e sto completando il mio percorso di studi in cinema alla RUFA (Rome University of Fine Arts).
Da sempre ho sentito un forte bisogno di esprimere quello che ho dentro raccontando storie. Lo ho fatto l’anno scorso con il mio cortometraggio C’era il sole, che stiamo preparando al suo percorso festivaliero, mentre quest’anno ho scritto una storia totalmente diversa, Piuma leggera - che girerò nel mese di maggio 2025 - il quale tratta di solitudine e illusione.
Qui sotto troverete la sinossi del corto e le sue tematiche principali, i motivi per cui l’ho scritto e quello che vorrei trasmettere.
Il vostro sostegno è fondamentale per aiutarci a raggiungere il nostro obiettivo, indispensabile per coprire tutte le spese di produzione del corto, come l'attrezzatura necessaria e il catering. Abbiamo oltre 20 persone al lavoro, e vogliamo ricreare fedelmente l'atmosfera degli anni '80, prendendo costumi autentici e oggetti di scena che riflettano accuratamente quel periodo.
Con il vostro contributo, possiamo garantire che il cortometraggio raggiunga una qualità cinematografica elevata e permetta a tutta la squadra di lavorare in modo professionale e sostenibile.
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LOGLINE
Un giovane portinaio notturno, per fuggire alla sua solitudine, entra di nascosto nella camera di una ragazza del condominio e, leggendo i suoi diari, si illude di vivere una storia d’amore con lei.
SOGGETTO
Anni ’80. Paolo (25) lavora come portinaio notturno nel condominio dove ha sempre vissuto. Nella sua solitudine, non riesce a comunicare con il mondo esterno, incapace di uscire dalla sua condizione. È attratto da una ragazza del condominio, Marta (21), che è il suo estremo opposto: espansiva, piena di vita e viaggiatrice. Fa la ballerina in una discoteca, ma sogna di ballare all’Opera, e per questo sta tentando di entrare nella scuola Nazionale di Danza.
Paolo, la notte, si intrufola nella sua camera e legge i suoi diari. È il suo modo di conoscerla meglio, e così si immagina le loro lunghe chiacchierate e i loro momenti insieme. Anche noi, guardandoli, ci illudiamo che sia tutto vero, e come lui non vorremmo ritornare nella realtà.
Finalmente arriva la lettera dall’Accademia e in quel momento Paolo deve decidere se consegnarla o meno a Marta: se venisse presa, andrebbe nel convitto dell’accademia; nel caso opposto, probabilmente se ne andrebbe altrove, continuerebbe il suo viaggio, proverebbe qualcos’altro. Paolo lo sa: ha letto i suoi diari. Decide di tenere con sé la lettera, per restare con lei ancora un po’.
La notte di Capodanno, finalmente, decide di suonare alla porta di Marta: riuscirà a rendere la sua illusione realtà?
PAOLO
Giovane di 25 anni, si sente costretto a continuare il lavoro dello zio con il quale ha sempre vissuto, come portinaio notturno del suo condominio. Ha sempre avuto difficoltà a interagire con il mondo esterno, preferendo passare il tempo in portineria a fantasticare. Una volta cresciuto, non ha voluto continuare gli studi, e alla morte dello zio, un po’ si è sentito in dovere di stare lì per lui, un po’ non ha avuto il coraggio di uscire dalla portineria e affrontare il mondo esterno.
È sempre stato una persona sola, anche quando era costretto ad avere una vita sociale frequentando la scuola. Si è sempre sentito sbagliato, senza riuscire a reggere il confronto.
Lo zio non parlava mai, e non gli ha mai insegnato ad interagire, né ad amare. Chiuso nel suo mondo, ha smesso di uscire di casa, vivendo una vita notturna.
Un giorno si è infatuato di Marta, una ragazza del condominio; ha iniziato a idealizzarla nella sua mente, fino a quando la fantasia non ha preso il sopravvento sulla realtà.
MARTA
Marta è una ragazza di 21 anni, entusiasta della vita, piena di voglia di viaggiare, fare esperienza, conoscere persone. Si è infatti trasferita a Roma per tentare di entrare all’Accademia Nazionale di Danza, e, una volta arrivata in città, ha trovato lavoro come ballerina in una discoteca, per pagare l’affitto e le spese. Quel lavoro, però, non le piace davvero, e sogna di ballare all’Opera.
Nonostante il suo carattere espansivo, non riesce ad andare d’accordo con le altre ballerine, che, avendo scoperto la sua ambizione, hanno iniziato a prenderla di mira.
Marta si sente sbagliata e va in crisi con se stessa, iniziando a nutrire dubbi sulle sue scelte. Vuole andarsene da lì a tutti i costi, che sia per entrare in Accademia o tentando fortuna in un’altra città. La sua stanza ha iniziato ad opprimerla sempre di più, non riesce a farsi degli amici e si sente profondamente sola.
Non sa che Paolo la ammira e non sospetta che lui entri la notte in camera sua. E non sa che la sua scelta provocherà un dolore e un vuoto incolmabile a Paolo.
UNA COPPIA CHE NON SI INCONTRA MAI
Mi intriga pensare ad una storia tra due persone che non si incontrano mai davvero. Due persone che sarebbero in qualche modo compatibili, tanto che riusciamo a vederle insieme ridere, parlare, avere dei momenti intimi - anche se non espliciti. Viviamo l’illusione insieme a Paolo, ci affezioniamo a loro, tanto da sperare che lui riesca a parlarle finalmente, nonostante siamo consapevoli che quello che sta facendo è totalmente sbagliato.
Forse perché, in misura più contenuta, siamo tutti un po’ Paolo: ci sentiamo soli, a volte sbagliati; ci innamoriamo, sogniamo, ci illudiamo.
Chissà quante volte abbiamo conosciuto qualcuno che è rimasto colpito da noi così tanto da pensarci spesso, e noi non lo sappiamo. Quante volte abbiamo fatto noi la stessa cosa con una persona sconosciuta, idealizzata nelle nostre teste. E quante volte poteva nascere qualcosa con qualcuno, ma per una serie di eventi non ci siamo mai davvero incontrati.
Due persone che vivono nello stesso condominio, che lavorano di notte, e che non si incontrano mai. Un amore immaginato, forse impossibile, ma che potrebbe funzionare.
Invece la vita va avanti, come se non fosse successo nulla. Perché, effettivamente, non è successo nulla. E quando poteva succedere, era ormai troppo tardi.
PERCHÈ HO SCRITTO QUESTA STORIA
La solitudine è uno stato mentale. Sentirsi soli non vuol dire esserlo davvero, ma a volte basta la mancanza di qualcuno.
Il rifiuto è difficile da accettare, soprattutto di fronte a qualcuno che ci piace davvero. Ci si chiede cosa c’è di sbagliato in noi, sempre in noi, perché l’altro non è mai sbagliato ai nostri occhi idealizzanti e un po’ autodistruttivi, sabotanti. E così inizia un meccanismo di chiusura nei confronti del mondo. E di se stessi: “Chi sono?”
Il rifiuto, però, non è sempre così evidente. Prima c’è l’illusione di un qualcosa, il benessere, l’euforia. L’illusione di stare bene, e di stare bene così come si è. L’illusione di accettazione, di affetto. Poi niente. E ancora: “Chi sono?”
Paolo non avrebbe nulla di sbagliato, se non il “sentirsi sbagliato”. Il rifiuto continuo lo ha portato a isolarsi, a non accettarsi. E da qui la paura del confronto: “Preferisco non parlare, non provarci, per non rimanerne deluso”, questo è il meccanismo. Anche se poi è ancora più malsano quello che fa, ancora più deludente: vive in un’illusione. Un’illusione che si è creato da solo, dove tutto è più facile: può dialogare sentendosi finalmente se stesso, non giudicato. Ascoltare qualcuno che si sta aprendo con lui davvero, che si fida di lui e che gli vuole bene. È malsano, non è reale, ma è l’apoteosi del suo dolore, del suo bisogno di avere qualcuno, e non qualcuno a caso, ma la ragazza che ha sempre idealizzato.
Volevo scrivere di solitudine e illusione perché sono temi da cui volevo liberarmi, che volevo esprimere, esorcizzare. Mi pareva di vivere i rapporti umani come una grande illusione: non succedeva mai niente, ma finiva tutto comunque. Che fosse tutto nella mia testa?
È difficile esprimere il perché di una storia. Le sensazioni, le immagini: derivano da immagini interne, da una sofferenza invisibile. A volte è più semplice non spiegare, non far entrare davvero qualcuno dentro di sé, ma mostrare una storia.
E così è nato Piuma leggera.
Organizer
Sara Tavernini
Organizer
Rome, LZ