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"Tano il gabbiano", un progetto, un desiderio.

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Un progetto “Tano il gabbiano”, un desiderio.

Una premessa è doverosa, altrimenti si può far fatica a comprendere ciò che scrivo e del progetto di cui parlo.

Tante persone conoscono il mio stato di salute, altre no, il cancro alla testa del pancreas non operabile e in stato avanzato che mi porto dietro da oltre sei anni è una delle patologie oncologiche più aggressive, è grazie alla scienza, alla medicina, alla forza di volontà, al mio sistema immunitario ed ai tanti passi percorsi a piedi, che io oggi sono ancora vivo. Tra qualche giorno terminato l’ultimo ciclo di chemioterapia saprò, dalla bocca di alcuni medici, oncologo e gastroenterologi, come e quanto ancora lungo sarà questo mio andare, previsioni e non certezze, quelle sono questioni che non appartengono a nessuno di noi.

Questo è il peggior periodo per prendere una decisione del genere, ma è anche vero che è arrivato il momento perché io sono malato dal 2013 ed il tempo assume un’importanza che non può essere sottovalutata. Vi ho sempre raccontato della difficoltà di fare progetti nelle mie condizioni, ma i momenti che stiamo vivendo tutti ed i silenzi con cui mi sto confrontando, mi hanno dato coraggio e anche fiducia ad aver speranza.

Da settembre del 2018 ai primi giorni di marzo di quest’anno ho partecipato a numerosi incontri, per mia scelta a titolo gratuito, che si sono andati oltre la mera presentazione di un libro, ho raccontato quella parte della mia vita che sto vivendo con il cancro al pancreas, percependo man mano e realmente l’importanza di ciò che stavo facendo. Non ho interrotto anche con questo nuovo anno e la ripresa della terapia salvavita. Poi l’arrivo della pandemia, il virus che può essere vinto solo cambiando le nostre abitudini e con un isolamento che non giova di certo all’essere umano per la sua crescita. Ho sempre considerato che questo mio andare ed il condividere con altri una situazione non facile da descrivere, come un dare maggior significato alla mia vita e a questo passaggio. Perché è così che siamo tutti, di passaggio.

Vorrei poter tornare nei posti dove sono già stato a piedi, desidererei girare maggiormente il nostro bel Paese e incontrare le persone, perché è nell’incontro verso l’altro che si concretizza l’essenza stessa della viandanza ed adesso tutto non è più possibile ma tornerà ad esserlo.

Ho iniziato a camminare perché mi faceva star bene e con un passo avanti l’altro, il mio cammino è diventato quello di tantissime altre persone, malate e non. Ho iniziato a scrivere e raccontarmi in modo terapeutico per non tenermi tutto dentro e con “Se cammino vivo” ho ricevuto il grazie da parte di migliaia di persone, penso che sia il più grande complimento per aver scritto un libro.  Nel diario che puntualmente metto a disposizione delle persone che incontro c’è luce e a dirlo non sono stato di certo io, le frasi scritte ed i pensieri riportati sono di pura bellezza.

Tantissime sono state le volte che donne e uomini mi hanno chiesto di mia moglie, che identifico sempre nella reale forza che mi dà il coraggio ad andare avanti, durante le chiacchierate per parlare del libro è uscita quasi sempre la domanda «ma tua moglie?».

È da qualche tempo che con Sally abbiamo preso alcune decisioni importanti, non avendo figli è tutto molto più semplice anche se non facile. Questo mio vivere da “sopravvivente”, una casa troppo grande e difficile oramai da gestire, le tante problematiche risolvibili che fanno di contorno alla nostra vita, ma che sono diventate difficili da sostenere, sono diventate situazioni che ci hanno suggerito l’importanza di provare a continuare a vivere solo con l’essenziale.

Poi sono arrivate queste terribili giornate di pandemia, interminabili ore, dove ci siamo trovati nella situazione meno adatta per poter affrontare una situazione già difficile e complicata. Posso rischiare di morire e non averla accanto, a causa delle restrizioni e della mia malattia, tutto questo mi ha fatto prendere la decisione. Per il tempo che resta, la vorrò avere sempre con me. Ciò che sta accadendo e le riflessioni raccolte durante gli incontri con persone sconosciute mi hanno fatto venire in mente che un desiderio si può ancora una volta allargare ad un qualcosa di più grande, ad un progetto.

Il mio cammino è iniziato da una posizione orizzontale di un letto di ospedale ed è continuato un passo avanti l’altro, come la voglia di vivere che è cominciata ovviamente in maniera egoistica per poi trasformarsi in amore verso gli altri, sono convinto che la realizzazione di questo “progetto” possa solo aprire delle porte molto più grandi. Anche se non riesco, perché non mi è possibile di quantificarne la durata, a nessuno è concesso, sono convinto che posso anche in questo modo aiutare delle persone, chiedendo aiuto per la prima volta io stesso. Mi sono sempre riempito la bocca di parole come essenziale, consapevolezza, superfluo. È arrivato il momento di condividere totalmente la nostra vita con gli altri. Se me ne sarà data la possibilità sarà un continuare a sensibilizzare su una malattia poco conosciuta, come il cancro del pancreas, continuando a parlarne, perché a mio modesto parere è un’ottima forma di prevenzione. Io non ho avuto questa fortuna.

Lo farò in itinere con mia moglie e con il camper “Tano il gabbiano”, chiamatelo amore, perché è di questo che sto pensando e scrivendo. Posso solo garantirvi che nonostante il cancro inoperabile e la patologia grave che mi accompagna, non avrò pensato solo a me stesso, in fondo non l’ho mai fatto e questo forse è veramente il motivo per cui mi è stata concessa già una seconda possibilità e se me ne sarà data ancora una, perché posso assicurarvi che quella avuta è già scaduta, lo si potrà notare.

“Tano” come il gabbiano che mi ha accompagnato lungo il mio peregrinare, l’ho conosciuto il 20 ottobre del 2018 quando, a pochi giorni dai cinque anni con la malattia, ero in cammino in Portogallo. Nome non di certo originale per un gabbiano, ma io ho fatto finta da quel giorno che sia sempre lo stesso, che sia sempre lui a venirmi a trovare, per parlare di libertà e di speranza. Ogni giorno si presentava, veniva portato dalle onde dell’oceano e mi ha accompagnato in passi non certo facili. Con la sua semplicità poi si allontanava per tornare verso il cuore dell’oceano, lasciandomi non solo con i miei pensieri, ma con un qualcosa di immenso come la speranza.

Questo è il nome che daremo alla nostra nuova “casa”, a questo desiderio.

“Tano il gabbiano”, il nome che daremo al camper con cui gironzoleremo per l’Italia, per incontrare persone e parlare, per cercare la luce dove c’è il buio, per vedere positivo dove tutto può sembrare negativo. Per tornare in città già toccate lungo i sentieri percorsi a piedi e in terre e luoghi mai visitati.

In un recente incontro a Livorno, persone che non conosco e ciò mi ha dato molto da pensare e non in maniera negativa, si sono offerte di aiutarmi in questa idea, ho ceduto e messo da parte il mio orgoglio ed ho deciso di buon cuore di accettare il loro aiuto che si potrà unire al vostro. Non so perché tutto è nato in questa città che ha visto le tracce dei miei passi, solo perché dalla montagna ho voluto vedere il mare, per poi tornare verso la montagna, ma se tutto deve avere un proseguimento ripartendo da questa terra, così sia.

Durante l’incontro avuto il 3 marzo, tra le tantissime persone presenti, e le molte dimostrazioni di affetto, un uomo di cui non conosco il nome, mi si è avvicinato, con una copia del mio libro in mano, non lo ha acquistato, ma ha fatto molto di più e mi ha detto, «sono contento, è un piacere ogni tanto incontrare un vivente», ti ringrazio, mi hanno detto che una volta eri un prete, non lo so, non ho approfondito, non ho voluto farlo, non giudico, non posso farlo, ma scrivo che ti ringrazio, per molti sembri un “uomo di strada”, secondo me più semplicemente sei una persona che ama stare con gli ultimi, tra gli ultimi e a me hai fatto riflettere e ti ho osservato sin dall’inizio, il tuo bicchiere di vino rosso, il tuo “addormentarti” per poi riprenderti, una delle onde si è infranta su di me che parlavo di una tempesta, anche se non è la stessa.

Dopo questa lunga premessa, chiudo la parentesi aperta e lascio a voi continuare, fiducioso di poter ancora raccontare di questi passi. Se il momento non è quello giusto, è arrivato lo stesso, se per adesso dobbiamo restare in casa, domani spero di riabbracciarvi tutti, perché ne ho di bisogno, perché tutti ne abbiamo di bisogno. Anche dei desideri come questo, che non considero come ultimo, ma come un progetto.

Se puoi e vuoi aiutarmi, te ne sarò grato.
Buona vita ;-)

È mio impegno, rendere tutto più trasparente possibile, un passo avanti l’altro.
Se non vuoi utilizzare la carta di credito, questo è il numero di IBAN
IT18O0100512500000000001304 causale "donazione per Tano il Gabbiano"

Se vuoi conoscere meglio la mia storia
Il blog www.andreaspinelli.it 
La pagina facebook www.facebook.com/spinoincammino 


ATTENZIONE!!!
AGGIORNAMENTO DEL 22 MAGGIO 2020, non avendo raggiunto l’importo e vista la necessità abbiamo trovato un MCLouis Glen a 17.400 euro, acquistato presso Mondialcamp.

McLouis Glen del 2014 (usato)

La raccolta fondi continua anche se più lentamente, se potete continuate ad aiutarci




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