Ricorso al TAR contro il P.I.I. Mind
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Ti chiedo di contribuire alle elevate spese legali del ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale della Lombardia contro il Programma di Integrato di Intervento MIND per l'area di un milione di mq dove si è svolta l'Expo nel 2015 al confine nord-ovest di Milano.
La donazione può essere fatta in forma anonima.
Il Programma approvato dalla Giunta Comunale all'inizio del 2020 prevede un incredibile consumo di suolo, che prima dell'Expo era in gran parte agricolo (vedi foto sotto), coprendone il 60% con edifici molto alti, fino a 250 metri di altezza nella parte a sud del Decumano, e destinando a verde solo il 20 % dell'area.
Non sono rispettati il vincolo a parco tematico del 56% dell'area previsto dall'Accordo di Programma approvato dal consiglio comunale nel 2011 insieme a una mozione che chiedeva un'area verde unitaria e il referendum del 2011 che chiedeva di destinare gran parte dell'area a parco agricolo-alimentare come eredità di Expo.
L'Accordo di Programma prevedeva inoltre di destinare il 65% a superficie permeabile, prevalentemente a verde, obiettivo violato dal P.I.I. .
Al posto di un parco verde viene previsto un parco scientifico-tecnologico costituito dagli edifici dell'Ospedale Galeazzi, dello Human Technopole e della Università Statale di Milano con poche aree verdi.
Si costruirà un'area densissima con grattacieli molto alti destinata ad ospitare ogni giorno più di 60.000 persone tra impiegati, ricercatori, personale medico, docenti e studenti.
Il verde è limitato a quello strettissimo lungo il canale perimetrale, ai campi sportivi della Statale, all'area intorno alla Cascina Triulza, all'orto botanico, al verde lungo i viali e tra gli edifici.
Non vi è traccia del grande parco che doveva completare la cintura verde intorno a Milano e non viene dato un contributo al progetto ForestaMI di forestazione di Milano e della sua area metropolitana con 3 milioni di alberi piantati entro il 2030.
In caso di future epidemie come quella attuale del coronavirus il P.I.I. creerà un'area ad alto rischio, con la convivenza di un numero elevato di personale ospedaliero, impiegati, ricercatori e studenti in uno spazio ristretto che condividerebbero servizi e trasporti quotidiani affollati come il treno, la metro e la Circle Line, con difficoltà di raggiungerlo a piedi o in bicicletta data la lontananza dal resto della città. Al primo focolaio andrebbe completamente chiusa.
L'accoglimento del ricorso consentirà di riprogettare l'area dell'Expo diminuendo fortemente la quantità di cemento e rinunciando allo spostamento della Università Statale da Città Studi a Expo, dedicando l'area da essa occupata a parco al servizio delle altre attività.
La scadenza della presentazione del ricorso è il primo giugno 2020.
Il ricorso viene proposto dall'associazione ambientalista Verdi Ambiente e Società rappresentata dall' avv. Veronica Dini, specializzata in questo tipo di azione legale.
Il ricorso è sostenuto dall'Assemblea Città Studi, costituita da residenti del quartiere, studenti, lavoratori, docenti e studenti della Statale, ricercatori delle Università, CNR e altri centri di ricerca, che si batte da anni contro lo spostamento della Università Statale nell'area Expo e la dequalificazione del quartiere di Città Studi.
L'importo raccolto, anche se non dovesse raggiungere i 10.000 euro, sarà da me versato all'avv. Dini per le spese del ricorso.
Se non hai la carta di credito puoi inviare una mail a [email redacted] per ricevere modalità alternative di versamento.
Foto aerea dell'area nel 1998
La donazione può essere fatta in forma anonima.
Il Programma approvato dalla Giunta Comunale all'inizio del 2020 prevede un incredibile consumo di suolo, che prima dell'Expo era in gran parte agricolo (vedi foto sotto), coprendone il 60% con edifici molto alti, fino a 250 metri di altezza nella parte a sud del Decumano, e destinando a verde solo il 20 % dell'area.
Non sono rispettati il vincolo a parco tematico del 56% dell'area previsto dall'Accordo di Programma approvato dal consiglio comunale nel 2011 insieme a una mozione che chiedeva un'area verde unitaria e il referendum del 2011 che chiedeva di destinare gran parte dell'area a parco agricolo-alimentare come eredità di Expo.
L'Accordo di Programma prevedeva inoltre di destinare il 65% a superficie permeabile, prevalentemente a verde, obiettivo violato dal P.I.I. .
Al posto di un parco verde viene previsto un parco scientifico-tecnologico costituito dagli edifici dell'Ospedale Galeazzi, dello Human Technopole e della Università Statale di Milano con poche aree verdi.
Si costruirà un'area densissima con grattacieli molto alti destinata ad ospitare ogni giorno più di 60.000 persone tra impiegati, ricercatori, personale medico, docenti e studenti.
Il verde è limitato a quello strettissimo lungo il canale perimetrale, ai campi sportivi della Statale, all'area intorno alla Cascina Triulza, all'orto botanico, al verde lungo i viali e tra gli edifici.
Non vi è traccia del grande parco che doveva completare la cintura verde intorno a Milano e non viene dato un contributo al progetto ForestaMI di forestazione di Milano e della sua area metropolitana con 3 milioni di alberi piantati entro il 2030.
In caso di future epidemie come quella attuale del coronavirus il P.I.I. creerà un'area ad alto rischio, con la convivenza di un numero elevato di personale ospedaliero, impiegati, ricercatori e studenti in uno spazio ristretto che condividerebbero servizi e trasporti quotidiani affollati come il treno, la metro e la Circle Line, con difficoltà di raggiungerlo a piedi o in bicicletta data la lontananza dal resto della città. Al primo focolaio andrebbe completamente chiusa.
L'accoglimento del ricorso consentirà di riprogettare l'area dell'Expo diminuendo fortemente la quantità di cemento e rinunciando allo spostamento della Università Statale da Città Studi a Expo, dedicando l'area da essa occupata a parco al servizio delle altre attività.
La scadenza della presentazione del ricorso è il primo giugno 2020.
Il ricorso viene proposto dall'associazione ambientalista Verdi Ambiente e Società rappresentata dall' avv. Veronica Dini, specializzata in questo tipo di azione legale.
Il ricorso è sostenuto dall'Assemblea Città Studi, costituita da residenti del quartiere, studenti, lavoratori, docenti e studenti della Statale, ricercatori delle Università, CNR e altri centri di ricerca, che si batte da anni contro lo spostamento della Università Statale nell'area Expo e la dequalificazione del quartiere di Città Studi.
L'importo raccolto, anche se non dovesse raggiungere i 10.000 euro, sarà da me versato all'avv. Dini per le spese del ricorso.
Se non hai la carta di credito puoi inviare una mail a [email redacted] per ricevere modalità alternative di versamento.
Foto aerea dell'area nel 1998
Fundraising team: Team di raccolta fondi (5)
Michele Sacerdoti
Organizer
Milan, LM
Irene Pizzocchero
Team member
Adriana Da Lambrate
Team member
ENNIO GALANTE
Team member
Gabriele Antonio Mariani
Team member