Roberto Sciotta danneggiato da vaccino covid 19
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Instancabile lavoratore, padre di famiglia, ragazzone buono e altruista, sognatore e amante della vita sana circondato dall’amore della sua famiglia. Roberto, sì, mi chiamo Roberto e ripercorro per l’ennesima volta quelle frasi che mia moglie Emanuela mi sussurrava all’orecchio prima di partire “non ho dormito e vado via da innocente,
“l’alba spia sulla ghiaia i passi miei … non si può respirare su misura soffocare in quattro mura …
“l’autostrada corre là … non so neanche dove va … sa di nafta la mia libertà …
“divora asfalto giorni e umanità … girerà anche la fortuna mia …
“camionista ferma … che se lei ci sta, sento che cambierà …
“clandestina come me … morde il fango e sputa via questa nafta che non va più via …
Ed ecco che riapro gli occhi e poggiando pesantemente i miei piedi a terra con la mia testa tra le nuvole e le lacrime calde riscaldate dall’amore di mia moglie e di mia figlia Rosanna, concretizzo che quella strada non potrò più dominarla assaporando quella libertà che Dio mi ha donato.
Quelle frasi di una delle tante canzoni che mia moglie mi dedicava sfiorano le mie emozioni graffiando un cuore spezzato da quel ricordo del 6 giugno 2021 quando decisi di recarmi presso l’hub vaccinale per assolvere a quanto richiesto per poter lavorare.
Una telefonata, una spiaggia calda e le urla di bambini felici sulla spiaggia che godono della loro candida infanzia adornata dall’amore dei genitori che danno il loro tutto. Ricordo ancora mia figlia Rosanna che resistette ad abbandonare la spiaggia per ritornare in paese perché il suo papà doveva iniettarsi quel siero che chiamavano “vaccino”. Dovevo darle ascolto, non dovevo andarci, non dovevo abbandonarmi a quell’impegno che chiamava. Il 6 giugno 2021 racchiude un giorno di dolore contornato dal nome Johnson e Johnson e da chi mi somministrò quella fiala.
Fatto, fatto tutto! Si, ma cosa? Fatto tutto per assaporare una strana sensazione che mi prese da subito in un malessere generale che ricoprì il mio corpo di prurito fino a strapparmi le carni già gonfie per una strana allergia che sopraggiungeva. La testa pesava come un macigno e le forze iniziavano a mancare in un corpo che di macigni ne avrebbe spostati a decine. Crampi e vertigini avevano preso il sopravvento. Non mi reggevo più in piedi. Si decise di andare in ospedale dopo due giorni di calvario e, al pronto soccorso mi diagnosticano una Vasculite e una Linfoadenite successiva a vaccinazione. Non fu la prima purtroppo ahimè. Ce ne furono altre cinque di visite in pronto soccorso nel giro di quaranta giorni. Era l’inizio di un calvario . I dolori lancinanti torturavano il mio corpo tanto da non permettermi di camminare e fare quei movimenti di sempre. Nel mio corpo c’era un continuo scoppio di dinamite che non può essere descritto a parole. Bisognerebbe viverlo per capirlo, ma la mia fede e la mia umanità non augurerebbe nemmeno al suo peggior nemico una sensazione simile. Indescrivibile e atroce. La preghiera e il mio Dio placano il dolore più grande che come un tarlo si ciba del mio corpo. La fibromialgia, gli attacchi di panico e una depressione post vaccino che mi vede costretto ad assumere i primi psicofarmaci in una disperazione assordante perché nessuno aveva il coraggio di credermi.
Numerose visite mediche con una marea di denaro speso. Nessun beneficio. Ero una cavia in mano a medici che difronte si ritrovavano un qualcosa o un qualcuno da studiare o da capire. Intanto le mie malattie aumentavano e le mie sofferenze mi torturavano insieme al fatto che nessuno mi voleva credere, ero un matto che farneticava. Sindrome di Sjogren, fenomeno di Raynaud, Scleredema diffuso ai quattro arti, Artrosi precoce. Gli Immunosoppressori sono il mio pane quotidiano e devo monitorare costantemente la mia situazione attraverso esami e visite diagnostiche con un quadro clinico in continua evoluzione.A tutto questo si aggiungono le lunghe liste d’attesa della ASL in un mondo che io non conoscevo e che oggi ne sono protagonista. La mia disabilità mi ha dissanguato. Non ho più un soldo e non ho più una lacrima per versare. Mi sono ritrovato dall’oggi al domani a dover affrontare una lotta che non so se riuscirò a vincerla. Io prego tutti i giorni il buon Dio affinchè riesca a darmi tutta la forza necessaria per andare avanti, ma spesso, alla forza ci vuole anche la spinta economica che oggi necessita la mia famiglia, mia figlia, le mie cure, le mie medicine che da mesi non prendo più perché costosissime e che lo Stato non da. A voi rivolgo il mio appello per ricevere un vostro piccolo contributo che mi sostenga nei miei primi passi nella speranza mi venga riconosciuto ufficialmente questo immane danno per colpa di un qualcosa che mi ha danneggiato. Confido in Dio e confido negli uomini di buona volontà.
Roberto
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Roberto Sciotta
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San Nicandro Garganico