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Sostieni questo progetto fotografico: la storia di Daria

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Un racconto che va oltre il singolo: sostieni questo progetto fotografico

Ciao sono Elisa Villaverde, fotografa, ma oggi ti parlo in veste di presidente del comitato io volevo i tacchi a spillo.

Ho fondato questo comitato perché sentivo il bisogno di portare alla luce progetti dal valore sociale importante specialmente in una comunità piccola come la nostra a Perosa Argentina e oggi voglio parlarti di una storia che per me merita di essere raccontata.

Tutto è iniziato a maggio 2024, durante una festa di matrimonio. Ero seduta accanto a Daria, di cui avevo già sentito parlare, ma non sempre in termini positivi. Osservandola, mi ha colpito il suo modo di essere: diretto, libero, senza freni, come se non le importasse di ciò che pensano gli altri.

Abbiamo iniziato a chiacchierare e subito ho capito che aveva una storia importante da raccontare. Così le ho proposto di prendere un caffè insieme.

Quando sono andata a casa sua, sono stata catapultata in un luogo in cui ogni parete era decorata con qualcosa fatto da lei, ogni imperfezione del muro ha qualcosa che piace a lei attaccato sopra, il tutto per renderlo più bello.

Davanti a una tazza di caffè, mi ha raccontato la sua vita.

Daria è nata nel corpo di Dario, ma fin da bambina ha sempre saputo di essere una donna. Mi ha parlato di un’infanzia difficile, dei lavori che era obbligata a fare come il muratore o il militare e li mi sono chiesta cosa significhi vivere in un corpo che non senti tuo, essere vista da fuori in un modo, mentre dentro sai di essere qualcos’altro.

Mi ha raccontato delle sue relazioni, spesso fraintese. Lei ha sempre desiderato una cosa: essere amata e accettata per ciò che è, senza dover nascondere il suo passato o provare vergogna.

Oggi Daria è libera di essere sé stessa, ma il suo percorso è stato tutt’altro che semplice.
Ha intrapreso il percorso della transizione in un periodo in cui le informazioni erano poche e il supporto di altre persone non sempre scontato.

A un certo punto ha preso un treno per Trieste, senza sapere cosa l’aspettasse. Io sinceramente non so se avrei avuto la forza di farlo, ha avuto coraggio – o forse un po’ di incoscienza, come dice lei.

Quando ho deciso di raccontare la sua storia attraverso la fotografia sapevo comunque di portare avanti un progetto di difficile lettura, ma il mio obiettivo non è mai stato dipingere un ritratto perfetto di Daria o idealizzato, ma di restituire una piccola parte di vita reale con le sue particolarità e le sue contraddizioni.

Questo progetto non parla nello specifico di Daria come persona, ma parla di disuguaglianza, di bullismo, di violenza psicologica, ma soprattutto della forza di chi sceglie di mostrarsi per ciò che è senza avere più paura.

Le immagini che ho fatto non sono un semplice racconto cronologico della sua vita, ma il mio personale racconto attraverso la mia lente, la mia visione personale, per dar voce alla storia di una persona che secondo me, può essere d’ispirazione per chi crede di non farcela.

Parlando del progetto con Giuliana presidente dell’associazione Lilium, è nata l’idea di realizzare una mostra fotografica nella galleria d’arte di Perosa. Quando l’ho detto a Daria, era entusiasta: non vede l’ora di mostrarsi per quella che è, dando voce alla sua storia.

So che quando si cercano sponsor e sostegno, non è sempre facile trovare chi comprende il valore di un progetto prima ancora di conoscerne tutti i dettagli e va bene così, ma chi sceglie di supportarmi lo fa perché crede nel progetto, nella capacità di raccontare attraverso la mia fotografia, dei temi capaci di portare consapevolezza sul tema.

Secondo me non è importante conoscere il soggetto personalmente per capire l'importanza di questa storia, ciò che conta è il messaggio che porta con sé: cioè che certe esperienze non devono più passare inosservate e che certe parole possono far male tanto quanto i gesti, e che il racconto fotografico può essere un potente strumento di presa di coscienza.

Per questo, a nome del comitato, ti chiedo di supportarci nella realizzazione di questa mostra. Ogni donazione, piccola o grande, ci aiuterà a coprire le spese di stampa, allestimento e promozione, sia online che offline.

Ti lascio qui sotto in descrizione il link alla raccolta fondi su GoFundMe. Se vuoi supportare questo progetto, sappi che la donazione può essere fatta anche in anonimo. 

Se credi che sia importante dare spazio a storie come questa, ti ringrazio di cuore per il tuo aiuto. Tutti noi abbiamo diritto a essere accettati per ciò che siamo.

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Comitato Io volevo i tacchi a spillo
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