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Un furgone per Gabriele

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Sto per raccontarvi una storia che potrebbe sembrarvi triste, ma che secondo me non lo è.

Quindi se dalle prime righe vi doveste ritrovare a pensare: “oddio, no! Che pena. Non ce la faccio a leggere. Troppo dolore”, buttate un occhio sulla foto allegata.

La dolcezza negli occhi di una madre, lo sguardo accigliato di chi è appena stato sgridato ( da me) e che un secondo dopo si è trasformato in un sorriso radioso.

Questa è la storia di Lucia e di suo figlio Gabriele.

Ed è una storia piena d’amore e l’amore non può essere triste.

Lucia mi scrive una domenica sera. A letto, infilata sotto le coperte, Cane Pazzo sdraiato sulla pancia ed il mio ultimo libro da editare tra le mani, sento una notifica ed accendo il cellulare già pronta ad una di quelle mail di lavoro che chissà perché arrivano tardi, quasi a voler nascondersi dalla vergogna. E invece:

“Cara Gnu, sono la mamma speciale di Gabriele, 29 anni, affetto da atrofia muscolare spinale. La sua malattia è degenerativa e ormai muove soltanto un dito”.

Ora, come ve lo immaginate un ragazzo che muove solo un dito?

No, sbagliato. Gabriele è un vero ed incredibile portento.

“Non percepisco pensione” mi dice, “perché io lavoro”.

Allora, questo ragazzo straordinario, con un solo dito e l’ausilio della strumentazione adatta, si è diplomato, ha frequentato corsi universitari di marketing, comunicazione, psicologia, antropologia culturale ed estetica.

All’Università di Roma ha anche frequentato un corso di formazione in disability e diversity, ricevendo il delegato dal sindaco di Roma Capitale all’accessibilità universale presso i servizi della città.

Che lavoro fa? È Responsabile di una piattaforma Junior e gestisce i rapporti con i clienti e con il brand.

“guadagno poco, però” mi dice “solo 900 euro al mese”.

“E ti piace il tuo lavoro?” chiedo

“Si, anche se mi sento solo, ed escluso”

Gabriele infatti vive nella sua camera. È tutto li il suo mondo, chiuso nei 120 cm di una finestra.

Non può più uscire, perché non ha più un furgone adatto a trasportarlo. Perché?

E qui mi raccontano di quella volta che il furgone si è fermato per strada ed hanno dovuto fare a piedi da Milano a Sesto San Giovanni. “Mamma spingeva ed io provavo a chiamare tutti”.

Perché si, prima che me lo chiediate. Le ambulanze non sono idonee al trasporto di un paziente con la sua carrozzina, molto più grande di una normale per disabili. La sua carrozzina trasporta la strumentazione che gli permette di respirare, e soprattutto trasporta lui un ragazzone alto e possente… ed è qui che l’ho sgridato: “ Gabriele, qui mi pare che sei tale e quale ad Adolescente Inquieto che mangia pure i copertoni se ci metti sopra la maionese”. Lui fa la faccia stizzita e poi confessa. “Mi sono messo a dieta. Ho perso anche due chili”. E poi? “Poi mi sono stufato ed ho ripreso a mangiare”. E scoppiamo a ridere.

Nessun taxi o mezzo di trasporto speciale può prenderlo in carico, se non prenotandolo con largo anticipo e con costi piuttosto alti.

Gabriele non può andare in ospedale a fare delle visite mediche e, no, prima che chiediate anche questo, il medico di famiglia non va a casa “perché non è obbligato a farlo” gli hanno spiegato all’ATS.

Il racconto prosegue con quella volta che invece, dopo averne comprato un altro faticosamente, gli è stato rubato sotto casa.

E poi l’ultimo, tutto scassato e che ora non parte più e non si può più riparare.

“se avessi un furgone cosa faresti?”

“beh potrei uscire, fare qualcosa, vedere qualcuno, fare le mie visite mediche”

“E se non lo troviamo o non riusciamo a ricomprarlo?”

“Ho pensato di chiamare Cappato sai…”

“eh no!! Marco Cappato no. Va bene che mi piace un sacco quello gnocco pauroso, ma noi prima ci dobbiamo provare! Perché hai 29 anni e nessuno, dico nessuno, dovrebbe pensare alla fine, quando ancora non è detta l’ultima”.

Lui ha sorriso e mi ha risposto: Speriamo.

Bene, cosa vuole Gnu da noi? Ancora soldi? Non ti sei stancata di salvare il mondo con un euro ciascuno?

A parte che io a questa cosa di un euro ciascuno ci credo davvero. Pensate a quante cose abbiamo fatto insieme in questi anni, quanta beneficenza, quanta povera gente abbiamo aiutato NOI tutti insieme.
Perché questa non è una pagina facebook, questa è una famiglia dove la mamma passa la cera, fa la parmigiana e sulla mensola ha il salvadanaio con scritto “Per chi non può, da chi può almeno un po’”.

E non è una battuta.

Stavolta vi chiedo due cose:

1)Se qualcuno di voi avesse un furgone che non usa, potrebbe metterlo a disposizione di Gabriele? Magari se abitate, invece, vicino a Sesto, potreste rendervi disponibili nel caso in cui avesse bisogno?

2)Potete far girare questo post manco non fossi Corona che vi racconta di Fedez e delle sue pene d’amore? V I R A L E deve essere il nostro obiettivo.
Taggherò un po’ di persone qui… non sia mai che a qualcuno venga un’idea. O un rigurgito di coscienza.
Perché si, prima che a qualcuno venga in mente, le strade istituzionali sono già state battute...
E se poi volete donare un euro ciascuno, fatemelo sapere. Come al solito consegnerò di persona il porcellino come ho fatto sabato a Torino.

Gabriele! Stay Tuned, che l’esercito di gnugnini ora si attiva per te.

Perché da soli possiamo anche esser tristi, ma tutti insieme siamo una GIOIA.


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Mariangela Scandale
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Milan, LM
Gabriele Vailati
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