Una gamba bionica per Antonio
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Ciao mi chiamo Antonio e la mia storia inizia nel 2014, all’età di 14 anni quando dopo diverse peripezie e diagnosi sbagliate parto per Bologna e in seguito a una visita all'ospedale Rizzoli vengo sottoposto a biopsia ossea e il verdetto è chiaro, un tumore alla gamba, precisamente un sarcoma di Ewing alla tibia prossimale destra.
Ciao mi chiamo Antonio e la mia storia inizia nel 2014, all’età di 14 anni quando dopo diverse peripezie e diagnosi sbagliate parto per Bologna e in seguito a una visita all'ospedale Rizzoli vengo sottoposto a biopsia ossea e il verdetto è chiaro, un tumore alla gamba, precisamente un sarcoma di Ewing alla tibia prossimale destra.
Il protocollo di cura consiste in 4 cicli di chemioterapia pre-intervento e 4 dopo con ciclo finale ad alte dosi in camera sterile.
Dopo i 4 cicli vengo sottoposto ad intervento chirurgico dove mi asportano l’osso affetto dal tumore e optano per una ricostruzione con osso da donatore che viene fissato grazie a placche e viti interne che col tempo si sarebbe fuso alla restante parte di tibia che mi era rimasta.
La gamba mi viene ingessata e dopo circa 30 giorni torno al Rizzoli per rimozione punti e controllo post intervento. Già in questa occasione i dottori notano una sofferenza della ferita che fa pensare a una probabile infezione. Eseguo un trattamento con antibiotico in attesa di sviluppi e continuo con in restanti cicli di chemioterapia.
Passano all’incirca 3 mesi e la ferita ancora non si chiude del tutto, vengo sottoposto a due pulizie chirurgiche a distanza di circa 2 mesi l’una dall’altra per cercare di salvare l’impianto ma purtroppo il problema non viene risolto e gli ortopedici decidono di levare l’impianto con l’osso che avevano fissato con placche e viti e installano una spaziatore in cemento antibiotato con lo scopo di ripulire l’articolazione dall’infezione e preservare lo spazio in attesa di una ricostruzione con protesi interna. Nel frattempo inizio una terapia antibiotica endovena che faccio ogni giorno. Lo spaziatore ha una durata di circa 40 giorni, dopo tale data in sede di intervento chirurgico vengono fatti dei tamponi culturali e in base all’esito si decide se procedere con un nuovo spaziatore oppure impiantare la protesi.
Passano i 40 giorni, vengo sottoposto ad intervento chirurgico e il tampone risulta ancora positivo a Staphilococco aureus, viene quindi sostituito lo spaziatore e devo ripresentarmi per la stessa procedura passati i 40 giorni.
Durante tutti questi mesi non avendo una protesi ovviamente l’articolazione resta rigida e mi è impossibile piegare il ginocchio, dovevo inoltre aiutarmi con le stampelle dato che non potevo dare carico alla gamba.
Torno al Rizzoli, vengo sottoposto a un nuovo intervento, il tampone risulta negativo e si procede all’impianto della protesi.(2016). Torno a casa e inizio la riabilitazione.
Dopo tutti quei mesi di immobilizzazione il ginocchio si è ovviamente irrigidito e nonostante tutti gli sforzi fisioterapici non sono riuscito insieme al fisioterapista a recuperare la flessione.
Continuo e finisco i cicli di chemioterapia completando la cura che ad oggi risulta essere stata efficiente in quanto tutti i controlli sono andati bene finora a distanza di 7 anni.
Nonostante questo problema della flessione che mi costringe a camminare con una gamba rigida e ad avere vari fastidi nel sedermi inizia finalmente un periodo di relativa tranquillità per me che dura all’incirca 4 anni.
Nel 2020 inizio ad avere alcuni fastidi alla caviglia dovuti ad una mobilizzazione dello stelo della protesi nella tibia. Vado a controllo e viene programmato un intervento chirurgico nell’ottobre del 2020 per risolvere questo problema e nel frattempo nella stessa seduta operatoria mi viene sbloccato il ginocchio dalle varie calcificazioni che si erano formate nel corso degli anni. Tutto sembra andare bene, faccio la riabilitazione con Kinetec per recuperare la flessione e arrivo a un risultato di circa 75/80° di flessione del ginocchio. Anche in seguito a quest’intervento purtroppo la ferita sembra avere una leggera sofferenza fin quando si forma una piccola fistola da dove inizia a fuoriuscire liquido sieroso riconducibile a un’infezione in corso. Sono costretto a fare la medicazione ogni giorno e inizio sotto consiglio medico una terapia antibiotica che risulta purtroppo inefficiente.
Torno a visita al Rizzoli dal medico che mi ha operato che mi spiega chiaramente che arrivati a questo punto l’amputazione è l’unica soluzione per risolvere definitivamente il problema infezione e chiuderla definitivamente con questa storia. All’inizio sono un po' perplesso ma poi pensando a tutte le sofferenze di questi anni e ai 7 interventi che purtroppo non hanno portato a nulla decido che è veramente la cosa da fare per risolvere definitivamente il problema. Il 10 giugno 2021 la mia gamba destra viene amputata proprio qualche centimetro sopra il ginocchio.
Nonostante tutto ciò non ho mai perso il sorriso e sono sempre andato avanti affrontando con forza e determinazione il percorso che mi ha permesso di tornare a vivere. Ora più che mai sono motivato a riprendere in mano la mia vita e recuperare tutto il tempo perso in ospedale ma ho bisogno del vostro aiuto!
Fortunatamente la tecnologia protesica odierna permette di raggiungere ottimi risultati con protesi all’avanguardia che permettono di tornare a una vita normale ma ahimè hanno un costo molto elevato che l'ASL di competenza purtoppo non copre ed è per questo che ho deciso di aprire questa raccolta fondi. La protesi in questione è la Genium X3 di Ottobock, un vero e proprio arto bionico che svolge esattamente le stesse funzioni di una gamba naturale. Questa protesi permette infatti di camminare, salire e scendere le scale normalmente, fare il bagno sia in mare che in piscina oltre che addirittura correre, insomma, tutto ciò che un ragazzo di quest’età dovrebbe aver possibilità di fare. Per chiunque volesse può contribuire anche con una piccola donazione, l'unione fa la forza. Aiutami a realizzare il mio sogno!
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ENGLISH
Hi, my name is Antonio and my story begins in 2014 when, at 14 years old and after several vicissitudes and wrong diagnoses, I embark on a journey to Bologna. Following a consultation at the Rizzoli Hospital I am subjected to a bone biopsy and the verdict is clear: there is a tumour in my leg, precisely Ewing’s sarcoma to the proximal right tibia.
Treatment consists in 4 chemotherapy cycles before surgery and another 4 after surgery, with a final cycle on high doses in a sterile room.
After the first 4 cycles, I go through a surgery where the bone affected by the tumour is removed and a new one, from a donor, is implanted and fixed on my leg with internal plates and screws, so that, over time, it would melt with the remaining part of my tibia.
My leg is put into a cast and after about 30 days I return to Rizzoli to remove the stitches and complete a post-surgery check-up. Already on this occasion, the doctors notice a level of pain that signals a probable infection. I complete a cycle of antibiotics waiting on further developments and I continue with chemotherapy.
Three months go by and the wound does not heal properly. I go through two post-surgery clean-ups within the span of 2 months in order to try and save the implant. The problem, unfortunately, persists and the orthopaedics decide on removing the bone implant that had been put into place with plates and screws and to put instead an antibiotic cement spacer, trying to heal the joint from the infection and to preserve the space while waiting for a reconstruction with a new internal prothesis. In the meantime, I start an intravenous antibiotic treatment that I do every day. The spacer can remain in the same place for around 40 days, after which there is a surgery during which some cultural tests are carried out and, depending on their result, a decision is taken on whether to implant a new spacer or move on with the prothesis.
The 40 days go by, I go through another surgery and the test is still positive for Staphylococcus aureus; the spacer is thus replaced with another one and I have to come back for the same procedure after 40 days.
Throughout all of these months, not having a prothesis, the joint remains rigid and I cannot bend my knee at all. I also have to walk with crutches given that no weight can be put on the leg.
I come back to Rizzoli, I go through one more surgery: the test comes back negative and a prothesis is installed (2016). I go back home and start rehabilitation.
After all those months having to be at rest, the knee has become rigid and, despite all the efforts that were put into physiotherapy, I could not, along with the physiotherapist, recuperate on its flexibility. I continue and finally bring to completion the last cycles of chemotherapy. The treatment seems to have been effective and all the check-ups I’ve had since then, in the past 7 years, have gone well.
Despite this problem with the flexibility of the joint that forces me to walk with a rigid leg and be uncomfortable in movements such as sitting, a period of relative tranquillity beings for me. It lasts around 4 years.
At the beginning of 2020 I start feeling slightly uncomfortable in my ankle, as the rod of the prothesis in my tibia has moved. I go for a check-up and a surgery is planned in October 2020 to solve this problem. In the meantime, during the same surgery, the calcification on my knee is removed. Everything seems to go well: I go through Kinetic rehabilitation to recuperate the flexibility in the leg and I manage to flex my knee up to 75/80 degrees. However, after this surgery, too, the wound seems to have some trouble. A fistula forms, out of which a serum-like liquid is secreted which is linkable to an active infection. I am forced to start taking medication every day and, following the doctor’s advice, I initiate antibiotic treatments which seem to be inefficient.
I go back to Rizzoli to speak with the surgeon who operated on me and he explains to me that, at this point, amputation is the only solution to solve the problem of the infection forever and put an end to this story. At the beginning, I am perplexed. However, after a while thinking about all the suffering I went through these years and the 7 surgeries that brought me nowhere, I decide that this is the only way to solve the problem. 10th June 2021: my right leg is amputated a few centimetres above the knee.
Despite everything, I never lost my smile and I always kept moving forward, dealing, with force and determination, with the process that brought me to live again. Now more than ever I am motivated to take my life back into my own hands and recuperate all the time I wasted in the hospital – but I need your help!
Fortunately, prosthetic technology nowadays allows us to reach excellent and innovative results that allow us to go back to a normal life. However, sadly, these technologies come at a very high cost that cannot be covered by Local Health Authorities (ASL). This is why I started this GoFundMe. The prosthetic in question is Genium X3 by Ottobock, a real bionic leg that functions exactly as a leg would. This prosthetic allows you to walk, go up and down the stairs normally, bathe in the sea and in the pool, as well as run! All of the things that a young guy should be able to do at this age. For whoever would like to contribute, even with a small donation, unity is strength! Help me make my dream come true!
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Niscemi